Continua l’avventura del Life happening al terzo giorno dall’avvio. La riflessione giornaliera è stata incentrata sulla bellezza della vita, anche nella sofferenza. A questo proposito, il Prof. G. Gigli, membro del Consiglio direttivo del MPV Italiano e docente di Neurologia presso l’Università di Udine ha fatto un primo intervento parlando di stati vegetativi e dignità della persona e ricordando ai giovani presenti la vicenda Englaro. “C’è ancora un posto nella cultura odierna per la sofferenza?”: la domanda introduttiva del Prof. Gigli ha spinto a un ampia riflessione sulla valenza positiva che la sofferenza può avere quale fattore di crescita ma non solo. Ad esempio, a livello neurofisiologico la sofferenza è un segnale di grande importanza. Eppure, ha fatto notare Gigli, pare che la sofferenza voglia essere semplicemente cancellata dalla società, in particolar modo nelle strutture sanitarie.
A seguire, lo stesso Prof. Gigli insieme al Dott. G. Guizzetti, primario del Centro Don Orione di Bergamo, sono stati intervistati dal Dott. F. Ognibene, Caporedattore della testata Avvenire in un talk dal titolo “Anche nella sofferenza la vita non perde la propria bellezza”.
Il Dott. Ognibene ha introdotto il talk, avviando una riflessione sulla cultura mediatica, che pare avere espropriato del proprio significato tante parole fondamentali. Siamo bombardati da concetti che appaiono “svuotati e riempiti d’altro”. La libertà ad ogni costo ha condotto a un relativismo in cui ciascuno crede nei significati che preferisce, indifferentemente dalla verità e dal significato originale dei termini. Eppure proprio questa cultura “indifferente” sta emarginando i concetti naturali alimentando delle culture “alternative”. Il compito della cultura prolife è quello di fare corretta informazione e comunicazione, al fine di restituire alle parole il loro significato. È necessario, ad esempio, togliere all’idea di bellezza la sola corrispondenza a criteri estetici, di successo e di piena efficienza e di restituirle il vero significato di pienezza dell’uomo.
Il Dott. Guizzetti ha portato, in questo talk, la sua esperienza personale nella struttura Don Orione che, nel reparto dedicato, ospita attualmente 24 persone in stato vegetativo. Persone che vengono coinvolte in un progetto di cura in cui la dimensione più importante è quella della relazione. Per Gigli è sempre sorprendente vedere come delle persone in stato vegetativo siano veicoli attivi di affetto ed è emozionante vedere l’affetto dei cari che li circonda. Il che ci fa apprezzare un tessuto sociale che è forte ed esiste anche se spesso viene negato. Tessuto sociale che sostiene le persone sofferenti ma che deve essere a sua volta sostenuto in maniera sempre più importante, come già fa la cultura prolife.
I lavori del Life Happening proseguiranno domani, con le relazioni del Prof. L. Becchetti, Docente di economia presso l’Università Tor Vergata di Roma e con la Summer School di bioetica, che vedrà l’intervento della Prof.sa F. Panuccio Dattola, Docente di diritto comparato presso l’Università di Messina.
Ufficio stampa del Life Happening
Foto: Il Dott. F. Ognibene